Commuoversi davanti al Signore che viene


Di Mons. Corrado Cortella

 


Buon compleanno a Mons. Corrado Cortella, direttore di Caritas Ticino dal 1949 al 1980, per i suoi 90 anni. Con una sua omelia natalizia registrata dalla RSI il 26 dicembre 1977, Caritas Ticino augura Buon Natale a tutti i suoi lettori

 

È giusto ed è bello rallegrarsi per il Natale del Signore, è il Signore che viene a salvarci, e il suo Natale è sempre nuovo, perché sempre si offre Salvatore. È giusto ed è bello anche commuoversi davanti al Signore che viene, povero di tutto, come se non avesse da offrirci che sé stesso e ci offre sé stesso, si offre e ci offre tutto quello che rende l’uomo ricco, quel che gli occorre per vivere bene e contento: la verità e l’amore. Viene il Signore e si offre, povero di tutto. Fin dal suo primo momento deve accettare la carità di poveri e di ricchi, i pastori, i magi. Vede accendersi verso di lui l’ostilità di chi sta in alto, ma ci porta la ricchezza della verità di cui abbiamo immenso bisogno, facili come siamo a sbagliare anche quando si tratta di scegliere e decidere come vivere. Per vivere bene ci porta la ricchezza del suo amore e ci porta il perdono di Dio. Abbiamo un profondo bisogno di saperci perdonati ed avere pace nel cuore. È giusto ed è bello rallegrarci e commuoverci davanti al Signore che viene per salvarci, ci fa ricchi di verità e di amore, di perdono e di pace. Ma affinché il Signore ci salvi e ci faccia ricchi della sua verità, del suo amore e del suo perdono e della sua pace, lo dobbiamo accogliere. Dobbiamo accettare che sia lui a dirci come dobbiamo pensare, come dobbiamo giudicare, come dobbiamo amare, come dobbiamo vivere per avere vita buona e feconda di cose buone. Tutto ciò Gesù ce lo dice con la sua povertà, che è condanna di tutte le ambizioni, le avidità e gli egoismi che ci incatenano alla terra. Continuerà a dircelo quando sarà il maestro e incomincerà con le beatitudini che buttano all’aria tutti i nostri modi di pensare e di giudicare, di amare e di vivere che ci appaiono i modi migliori per stare bene e di vivere bene. Tutto quanto Gesù dirà di più sarà il commento alle beatitudini. Lezioni di umiltà, di povertà, di purezza, di bontà, di coraggio. Coraggio, ecco la parola, Gesù deve essere accolto con coraggio, perché per pensare, giudicare, amare e vivere come Gesù ci insegna, ci vuole coraggio. Il coraggio di fare del Vangelo la guida dei nostri pensieri, i nostri giudizi, i nostri amori, la nostra vita. Occorre coraggio per accettare Gesù, ma il coraggio dal quale raccogliamo pace e gioia che il Signore ha portato con sé nel suo Natale. Bisogna avere il coraggio di accogliere Gesù. Non è coraggio difficile, difficile può essere decidersi ad avere questo coraggio decidersi a dirsi voglio trovare Gesù. (…)

Il povero è sempre in mezzo a noi, Gesù è il povero, ricordatelo: avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero senza casa e mi avete ospitato, avevo freddo e mi avete vestito, ero malato e mi avete assistito, ero in prigione e siete venuti a trovarmi. Il povero è sempre in mezzo a noi, Gesù è vivente nel povero. La sola prova che per noi Gesù è risorto e vivo in mezzo a noi è portarci incontro al povero. È povero chi non conosce Dio, chi non conosce la sua parola, chi è incatenato alla Terra dal denaro e dalle cose, è povero chi non ha amici, chi non può dare alla famiglia quanto la famiglia ha bisogno, chi soffre ed è solo, chi è frustato dall’ingiustizia, chi ha bisogno di perdono. È terribile per un cristiano il fatto che sfioriamo Gesù quasi ad ogni passo e non lo riconosciamo. Se Gesù salito al cielo, non fosse rimasto tra noi vivo nel povero si potrebbe forse stare tranquilli, si potrebbe ignorare o disprezzare il povero, si potrebbe trascurare l’uomo senza pericolo, si potrebbe pensare solo a sé, magari solo a salvare l’anima, l’orribile egoismo di tanti buoni cristiani. Ma Gesù non sta nel suo cielo, è venuto ad abitare tra noi ed è rimasto con noi nell’uomo che sempre in un modo o nell’altro è il povero, e non si può rimanere indifferenti. Il fatto che ci siano tanti poveri tra noi è la prova che i cristiani non riconoscono il Signore, che non credono e non amano come dovrebbero. Se cerchiamo Gesù solo nel Vangelo, solo nella messa non l’incontreremo mai. Il Vangelo, la preghiera, la messa ci devono condurre a cercarlo, a riconoscerlo, ad amarlo e a servirlo con attenzione e generosità, gioia e gentilezza nell’uomo. In ogni uomo, tanto meglio quanto più è povero.